Cuocere la pasta a fuoco spento è davvero una buona idea?

Sono tempi incerti, gli ultimi. Al termine di un’emergenza pandemica globale di cui ancora accusiamo gli strascichi, infatti, il conflitto tra Russia ed Ucraina continua ad osteggiare gli asset socioeconomici internazionali, riflettendosi su un aumento notevole del costo della vita ed una crisi energetica senza precedenti. In questi ultimi tempi non si parla d’altro dei metodi utili a risparmiare luce e gas, tra chi compra casa, chi cambia operatore in cerca delle migliori offerte gas e chi, invece, cerca i modi alternativi per impiegare meno energia, riducendo il costo in bolletta, ma anche le emissioni.

Tra le trovate, apparentemente, più ingegnose, ideate per risparmiare sul gas, c’è la cottura della pasta a fuoco spento. In realtà, se ne parla da prima della crisi energetica, ma la teoria della pasta cotta senza gas potrebbe rappresentare un punto di svolta anche al termine di questo periodo particolarmente complicato e, decisamente, controverso. Sono state diverse le critiche mosse nei confronti di questa pratica, tra chi gridava allo scandalo per proteggere la tradizione e chi, invece, ne tesseva le lodi, riflettendo sulle radici storiche sul piatto, sulla natura pressoché moderna della pasta al dente e, infine, sull’applicazione del medesimo metodo anche per il riso.

Sì, perché da eoni, ormai, il riso viene cotto in Asia per assorbimento dell’acqua, avvolgendo la pentola in un panno spesso o una coperta. Insomma, anche il grano per la pastiera viene cotto allo stesso modo, quindi non potremmo dire di essere troppo lontani dalla tradizione. Ovviamente, però, questa pratica richiede un po’ di attenzione soprattutto in termini di dispersione del calore. Scopriamo, comunque, fino a che punto cuocere la pasta a fuoco spento possa essere considerata una buona idea.

Come cuocere la pasta a fuoco spento

Prima di scoprire tutti i vantaggi e gli svantaggi della cottura della pasta a fuoco spento, riteniamo opportuno spiegare come eseguire questa pratica, essendo particolarmente semplice e, quindi, di facile sperimentazione. Per cuocere la pasta a fuoco spento non bisogna fare altro che calcolare cento grammi di pasta per ogni litro d’acqua, utilizzando una pentola in grado di ospitare agevolmente il formato e la quantità di pasta che si desidera cucinare.

A questo punto, non bisogna fare altro che portare l’acqua a bollore, notando come, per la prima fase, necessitiamo comunque del fuoco. Non dimentichiamo, qualora ne avessimo bisogno, di salare l’acqua. Dopodiché, potremo calare la pasta. In questo lasso di tempo, ossia per massimo un paio di minuti, dovremo tenere il fuoco acceso al massimo, mescolando per evitare scarichi di amido della pasta indesiderati che possono far attaccare la pasta.

Solo adesso, potremo chiudere la pentola con il coperchio e spegnere il fuoco. Adesso, non dovremo fare altro che attendere i minuti restanti per la cottura, tenendo conto di quelli indicati sulla confezione della pasta e scalando quelli in cui, quest’ultima, è stata cotta con ancora l’acqua sul fuoco.

Cuocere la pasta senza fuoco, vantaggi e svantaggi

Come già precedentemente accennato, la cottura della pasta senza fuoco ha fatto storcere il naso a moltissimi puristi. La pasta, del resto, è un’istituzione qui in Italia. Comunque sia, questo metodo di cottura arreca non pochi benefici, non soltanto in termini economici, ma anche di sostenibilità. Cuocendo la pasta a fuoco spento risparmiamo energia ed emissioni di CO2 fino al 47%. In un anno, sfruttando questa tecnica, si possono risparmiare fino a 44.6 Kw/h, 13.2 Kg di CO2 e 69 litri di acqua. Sembrerebbe, insomma, che la pasta tragga solo benefici da questa pratica, essendo meno collosa e avendo lo stesso gusto. L’unica difficoltà potrebbe essere ritrovata nel tentativo di cuocerla al dente.