Semi autofiorenti: cosa sono e consigli per la coltivazione

Parlando del settore della cannabis si fa riferimento ad un ambito che è sicuramente molto complesso. Abbiamo assistito nel corso degli ultimi tempi a numerose modifiche dal punto di vista delle norme che regolano questo settore. Ma chi vuole avvicinarsi alla conoscenza di tutto ciò che riguarda l’ambito della cannabis non può non prendere in considerazione ciò che è relativo ai semi autofiorenti. Di che cosa si tratta nello specifico? Vediamo quello che c’è da sapere su questo argomento, a partire da che cos’è la cannabis autofiorente e analizzando ciò che è utile sapere per quanto riguarda la coltivazione corretta di questi semi.

Di che cosa si tratta

Chi vuole saperne di più sui semi di marijuana deve necessariamente comprendere esattamente a che cosa si fa riferimento quando si parla di semi autofiorenti. La cannabis di questo tipo è una pianta che cresce a partire da semi che danno vita a dei prodotti non fotoperiodici.

Cosa significa tutto questo? Si tratta di piante che possono fiorire nel giro di poche settimane (parliamo nello specifico di un tempo di circa due o quattro settimane). Per la gestione di queste piante non è necessario considerare in misura molto specifica i cicli della luce.

Il raccolto a partire dalle piante avviene dopo circa dieci settimane, sempre tenendo conto del momento iniziale preso come punto di riferimento, che è quello della semina.

Qual è, quindi, il percorso di questi semi? Come hanno ottenuto un grande successo nel corso del tempo? La storia è quella che vede dei passaggi importanti nel corso degli anni ’70, quando sono state effettuate delle ricerche su delle piante provenienti da zone con temperature molto basse nel nostro pianeta. L’obiettivo era quello di studiare come alcune piante potessero resistere ampiamente a delle temperature rigide.

Successivamente, all’inizio degli anni Duemila, è stata resa disponibile una varietà che nel corso del tempo ha raggiunto un buon successo, tanto che anche attualmente viene vista come il primo prodotto autofiorente messo a disposizione sul mercato in larga scala.

I consigli per coltivare a partire da semi autofiorenti

Abbiamo, quindi, analizzato alcuni aspetti dei semi autofiorenti, specificando che cosa sono, quali sono le loro caratteristiche e come si sono evoluti nel corso del tempo, con una storia davvero piena di avvenimenti.

È da dire, comunque, che questi semi non possono essere coltivati senza nessuna regola da seguire. Infatti si deve procedere alla coltivazione rispettando alcune precise regole, che riguardano proprio le tecniche e le strategie da seguire.

Dal punto di vista del terriccio da utilizzare, ad esempio, dovremmo sempre considerare che dovrebbe essere abbastanza soffice, in generale più soffice rispetto a quello che si usa comunemente per coltivare delle piante soggette maggiormente ai cicli della luce e quindi pienamente fotoperiodiche.

Inoltre il terriccio deve essere correttamente drenato, per garantire una crescita corretta delle piante. Infatti, se le caratteristiche del terriccio non dovessero essere adeguate, si dovrebbe provvedere per cercare di rimediare nel modo corretto, ad esempio aggiungendo della perlite.

È molto importante tenere conto di queste caratteristiche, per realizzare una coltivazione in modo ottimale.

Ricordiamo poi che non bisognerebbe esagerare con le sostanze nutritive da apportare alle piante. Infatti, quando qualcuno acquista semi autofiorenti, le dosi di sostanze da fornire sono davvero minime, facendo il confronto con le varietà fotoperiodiche. Nello specifico le quantità da considerare dovrebbero essere comprese in una percentuale che va dal 25% al 50% in meno in relazione ai nutrienti da apportare alle piante.

In merito alla temperatura, quest’ultima dovrebbe essere di circa 21 gradi, prendendo come punto di riferimento la coltivazione indoor. L’umidità, invece, dovrebbe essere tenuta più elevata durante le prime settimane, riducendola nel corso del tempo, fino ad arrivare ad un livello tra il 40% e il 50%.